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Elefantessa incinta morta in India, una nostra riflessione

In India, nello stato di Kelara, un’elefantessa è stata uccisa da un ananas pieno di petardi che sono esplosi nella sua bocca. Secondo il racconto di un funzionario forestale, l’animale di 15 anni e incinta di due mesi ha vagato per alcuni giorni prima di morire in un fiume e non ha fatto del male a nessun essere umano e non ha distrutto una sola casa, anche quando correva in preda ad un dolore lancinante per le strade del villaggio. Le autorità indiane hanno riferito che l’incidente è avvenuto il 23 maggio 2020 vicino a terreni agricoli dove altre volte contadini hanno usato questo atroce metodo di imbottire la frutta con i petardi per tenere lontani dai raccolti gli elefanti e altri animali selvatici.

In tutto il mondo, molti artisti hanno omaggiato l’elefantessa con immagini ed illustrazioni.

Questo evento necessita di una critica profonda all’antropocentrismo corrente e alla sua presunta civiltà che lo colloca in maniera gerarchica al disopra di tutto e di tutti gli esseri viventi.

Quella dell’uomo è una mentalità sfruttatrice, materialista, cartesiana, che dimentica il rispetto per la pluralità della vita e perde ogni dignità della propria. Il diritto di “merito alla selezione” è assolutamente abusivo, littorio capace di autorizzare gesti di sterminio come questo della dignitosa elefantessa portatrice di vita!

In tutto il mondo, molti artisti hanno omaggiato l’elefantessa con immagini ed illustrazioni.

L’uomo giustifica questi abomini per proteggere ciò che considera suo, come uno spazio territoriale o una coltura agricola, ma soprattutto giustifica i mezzi che utilizza che provocano terribili sofferenze a tanti esseri senzienti, considerando i propri bisogni più importanti di ogni altra vita. Questo è un pensiero egemone che evidenzia fino a che punto è male utilizzata la capacità cognitiva umana e quanto sia grande il suo disprezzo per la vita che non gli somiglia.

La scrittura ed il linguaggio alfabetico sono per un malsano pensiero comune il solco che ci divide e distingue dalla natura e dagli animali e ci autorizza a pensarci gli unici senzienti in dovere di controllare e sfruttare ogni forma di vita e di risorsa. La scienza, ma anche l’evidenza, ci hanno invece dimostrato che gli animali, così come le piante, sono in grado di capire, gioire, amare, adottare strategie, soffrire, proteggere la vita e che questo confine non esiste ed è arbitrario e strategico.

Il senso della proprietà e del possesso sfregia il delicato equilibrio dell’ecosistema che non ha eletto l’uomo come unico proprietario. Siamo tutti legati a questa evoluzione dinamica e dovremmo essere anelli di una catena desiderante del bene comune.

In tutto il mondo, molti artisti hanno omaggiato l’elefantessa con immagini ed illustrazioni.

Grazie dolcissima elefantessa, per molti di noi la tua morte non è stata inutile, ma ci ha insegnato ad amare ancora di più e a domandarci ancora una volta chi siamo noi e che posto vogliamo avere in questo ecosistema.

Union B.I.O.

 

ph. di copertina: Pixabay 

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