La sindrome da ulcera gastrica nel cavallo è una malattia oggi molto più diffusa di quanto si possa pensare. La maggiore frequenza diagnostica di tale malattia è resa possibile dall’utilizzo anche in campo di gastroscopi a fibre ottiche. Tale patologia è caratterizzata da una lesione del tessuto interno dello stomaco detto Mucosa.
QUALCHE ACCENNO SULLA MALATTIA
La sindrome, comunemente detta “Gastrite del cavallo”, ha un’eziologia multifattoriale. Le cause più frequenti sono sicuramente il tipo di alimentazione, la gestione della scuderizzazione, il tipo di vita, lo stress, fattori inerenti la razza, nonché l’ uso/abuso di farmaci antinfiammatori. In una situazione fisiologica si ha un bilanciamento dei fattori protettivi e aggressivi della mucosa, che garantisce il mantenimento dell’omeostasi gastrica, quando invece subentrano fattori esterni, come quelli prima citati, la situazione può alterarsi e diventare patologica.
La maggiore incidenza si ha nei cavalli purosangue, in cui tale sindrome colpisce circa l’80% degli individui, o comunque in tutti i cavalli sportivi sottoposti a competizioni, circa il 70% ne viene interessato. Tra le cause principali rientra, come detto anche il tipo di gestione della scuderizzazione.
Infatti il cavallo è un animale erbivoro monogastrico che ha subito nel corso degli anni delle modificazioni delle proprie abitudini. Il cavallo allo stato brado vive in branco e passa la maggior parte del suo tempo, circa 16 h al giorno, a brucare erba. Oggi invece il cavallo è costretto a vivere molto spesso in stabulazione fissa, senza avere possibilità di utilizzare il paddock, ma soprattutto viene alimentato tre volte al giorno. Questa sicuramente è la forzatura più importante nel causare la sindrome da ulcera gastrica. Il cavallo ha uno stomaco molto piccolo strutturato in modo da produrre una quantità di acido, all’ incirca 30 litri al giorno, tale da poter digerire piccole quantità di cibo per volta, ma in maniera continuativa. Durante le ore di forzato digiuno la produzione di succhi gastrici resta costante ed è associata all’ assenza di saliva, ad effetto tampone, e di fieno, il che fa si che questi succhi vadano ad attaccare la mucosa gastrica con un’azione corrosiva che a lungo andare può portare ad una gastrite, semplice infiammazione della mucosa, o peggio all’ ulcerazione della stessa, con presenza di erosioni più o meno estese della mucosa. Quindi è necessario che il cavallo venga nutrito sempre con pasti ridotti ma frequenti, in modo tale che la saliva e il foraggio assorbano l’acido continuamente secreto.
ANATOMIA DELLO STOMACO
Lo stomaco del cavallo è suddiviso in due regione separate da una banda detta Margo Plicatus.
La regione più alta, detta fondo, è rappresentata dalla porzione non ghiandolare dello stomaco, circa un terzo dello stesso, dove il margine plicato è meno protetto; la regione più bassa, o corpo, è chiamata porzione ghiandolare e copre la restante parte dello stomaco, in cui la mucosa è ricca di ghiandole secernenti i succhi gastrici ma anche enzimi, come il bicarbonato, in grado di proteggere la mucosa stessa.
Non è da meravigliarsi, quindi, se la maggior parte delle lesioni, circa l’80% dei casi, si riscontrano nella regione più alta a ridosso del margine plicato. L’esercizio fisico, oltre a tutti gli altri fattori, aumenta notevolmente l’incidenza della malattia in quanto, durante un normale movimento, il contenuto gastrico tende a rimanere nella parte bassa dello stomaco; quando il lavoro diventa invece intenso, la massa addominale preme sul diaframma, e quindi sullo stomaco, facendo sì che il contenuto risalga anche nella zona non ghiandolare dello stomaco stesso.
SEGNI CLINICI
La patologia può colpire indifferentemente giovani puledri o cavalli adulti con segni clinici da lievi a più gravi come nel caso di ulcerazioni profonde.
Nei puledri generalmente si nota:
- Diarrea
- Crescita ridotta
- Scarso appetito
- Cattivo “body condition score”
- Bruxismo
- Scialorrea
Nei soggetti adulti si presentano :
- Sintomi colici
- Basso body condition score
- Dimagrimento
- Inappetenza
- Basse performance
- Pelo paco
- Rifiuto al lavoro
- Nervosismo
METODI DIAGNOSTICI: la gastroscopia e le analisi da effettuare
La diagnosi per eccellenza viene effettuata attraverso una gastroscopia che permette di valutare il grado di malattia e, di conseguenza, di decidere la terapia più giusta. Altri esami sono rappresentati dalla ricerca del sangue occulto nelle feci (melena) e dagli esami del sangue dove si nota anemia e diminuzione delle proteine.
Con la gastroscopia si possono rilevare diversi gradi di ulcerazione classificati dal primo grado, meno grave, con una singola lesione al livello della zona ghiandolare, per poi passare ai gradi successivi che vanno ad indicare lesioni che interessano il margine plicato, fino al sesto e più grave caso con ulcere multiple e convoglianti, interesse di una area molto estesa, con sanguinamento e risentimento generale.
ALCUNE POSSIBILITA’ TERAPEUTICHE
A seconda della gravità della lesione si può optare per un diverso trattamento.
Nei casi più gravi la terapia dell’elezione è data dall’utilizzo dell’Omeprazolo che è in grado di bloccare la pompa a protoni e quindi inibire la produzione di succhi gastrici.
Nei casi più lievi si possono usare degli antiacidi come sospensioni di alluminio o magnesio.
Altri farmaci molto meno costosi sono rappresentati dalla Ranitidina o Cimitidina, che bloccano la secrezione gastrica, e dal Sucralfato, che ha invece, un’ azione mucoprotettiva richiedendo però delle somministrazioni ripetute ogni 6h.
In commercio esistono poi trattamenti naturali che riescono a riportare la mucosa gastrica in una condizione di normalità, agendo anche sulla riduzione dello stress dell’animale.
LA PREVENZIONE NELL’ANIMALE
Data la multifattorialità della patologia si possono eseguire diversi accorgimenti in modo tale da abbassare il rischio di incidenza:
- Distribuire il cibo in piccole quantità più volte al giorno o addirittura lasciare il foraggio a volontà
- Lasciare il cavallo il più possibile libero nei paddock
- Integrare con foraggio di erba medica ricca di antiacidi naturali come calcio, saponine, mucillagini e solfato di magnesio
- Non abusare nell’ uso dei mangimi concentrati
- Associare sempre un gastroprotettore qualora sia necessario l’uso di antinfiammatori
- Utilizzare mangimi complementari o integratori specifici,in modo tale da garantire il mantenimento dell’omeostasi gastrica durante i periodi di allenamento più intenso e durante i viaggi di trasporto, prevenendo la comparsa della malattia stessa
Dott.ssa Alessandra Palomba
Medico Veterinario
Approvato C.T.S. Union B.I.O.
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Photo: Flavio Spugna, Silvia Tondù, Irene Mei.