Il finocchio selvatico è una pianta erbacea spontanea e perenne appartenente alla famiglia delle Umbrelliferae ed originaria delle regioni mediterranee. In Italia è diffusa particolarmente lungo le zone costiere, dalla pianura fino ai 1.000 metri di altitudine.
E’ dotata di una grande radice rizomatosa, fusto eretto e ramificato che può raggiungere il metro e mezzo di altezza, foglie filiformi e fiori gialli riuniti per l’appunto in grandi e appariscenti ombrelle. Il frutto è un achenio molto aromatico. Predilige zone esposte al sole e con terreno asciutto.
Principi attivi: anetolo, fencone, galattogeno, chetone anisico, dipinene, canfene, fellandrene, limonene o dipentene e acido metilcavicolo.
Proprietà: depurativa, tonico-digestiva, antisettica, carminativa, antinfiammatoria, antispasmodica.
UTILIZZI TERAPEUTICI
Il finocchio selvatico è un valido diuretico, disintossicante e depurativo del sangue che aiuta anche in caso di calcoli renali. Stimola l’appetito e la secrezione gastrica, riducendo la sensazione di nausea e vomito. E’ in grado di alleviare la flatulenza, aprire il naso, stimolare il sistema immunitario e contrastare le infiammazioni. Ha un effetto calmante su tosse e bronchite.
Molto importante è anche il suo contenuto in flavonoidi o fitoestrogeni, sostanze estrogeniche naturali che riequilibrano i livelli degli ormoni femminili, attenuando la sindrome premestruale e i sintomi della menopausa.
Uso interno: il decotto di radice è un valido aiuto contro la diarrea, mentre l’infuso di semi è utile in caso di aerofagia, tosse e bronchite. Allevia inoltre i sintomi della menopausa e i dolori mestruali, stimola l’appetito e la secrezione lattea.
Uso esterno: in impacco è un ottimo coadiuvante in corso di infiammazione oculare e palpebrale.
LA RACCOLTA della PIANTA
La raccolta avviene tra aprile ed ottobre, quella del fiore avviene in Italia appena questo dischiude, ovvero normalmente a partire dalla metà d’agosto fino a settembre inoltrato, i frutti si raccolgono invece da luglio, mentre la radice da settembre a novembre.
CURIOSITA’ SUL FINOCCHIO SELVATICO
Il suo nome deriva dal latino “foenum”, fieno, probabilmente per la caratteristica forma filiforme delle sue foglie che le rende simili a quelle delle graminacee, o forse perché un tempo era utilizzato come foraggio.
Nell’antichità i suoi semi venivano masticati dalle donne in lattazione per ridurre le coliche d’aria dei loro bambini e per la sua capacità di aumentare la produzione di latte.
L’espressione “lasciarsi infinocchiare” deriva dall’abitudine dei coltivatori di uva di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino. Il grumolo del finocchio contiene infatti sostanze aromatiche in grado di far sembrare buono anche il vino di qualità più scadente facilitandone la vendita!
UNA RICETTA NATURALE… il Dentifricio all’argilla e finocchietto
3 cucchiai di argilla bianca finissima o verde ventilata
1 cucchiaio di bicarbonato di sodio
1 cucchiaio di sale marino fine (facoltativo)
1 cucchiaino di tè verde
3-4 gocce di olio essenziale di finocchio o semi di finocchio
Frullare finemente bicarbonato e tè verde (eventualmente anche il sale), aggiungere poi l’argilla e l’olio essenziale, conservare in un barattolino di vetro chiuso ed usare all’occorrenza aggiungendo un po’ di polvere sullo spazzolino inumidito e spazzolare i denti. Ottimo per ridurre l’alitosi e rinforzare le gengive.
AVVERTENZE
A dosi elevate può avere effetti negativi quali convulsioni.
IL FINOCCHIO SELVATICO, UN AIUTO PER I NOSTRI ANIMALI
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L’attività diuretica del finocchio rende Depur plus idoneo ad aiutare a depurare il cavallo, mentre le proprietà digestive, carminative ed antispasmodiche sono fondamentali nella formulazione del pHiloGASTRO, mangime complementare utile in caso di EGUS, Sindrome dell’Ulcera Gastrica nel cavallo, anche nel puledro.
Photo: John Brandauer, Frank Farm, Cynthia Cheney, free photos