Le libertà fondamentali degli animali
Il lavoro del Comitato Brambell era rivolto soprattutto agli animali da reddito – in un momento storico in cui si stava affermando l’allevamento intensivo e le condizioni di vita degli animali stavano cambiando drasticamente – tuttavia, le libertà che con esso vennero sancite, possono considerarsi tuttora valide, anche per gli animali d’affezione. E nonostante siano passati cinquant’anni, e sia maturata una sensibilità collettiva sull’argomento, ancora oggi non è semplice garantirne il completo rispetto.
Infatti, oltre a soddisfare i bisogni materiali (acqua, cibo, luogo di riposo) ed evitare che l’animale soffra permalattie o traumi, o che provi paura e disagio per le condizioni dell’ambiente in cui vive, vi è un’altra libertà da perseguire, quella più difficile da concedere: la libertà di poter esprimere il proprio comportamento naturale.
Le esigenze primarie del cane
Contro questa libertà si scontrano spesso le nostre abitudini di vita e le interpretazioni troppo umanizzate che abbiamo dei bisogni dell’animale. Per un cane, il suo comportamento naturale prevedrebbe una vita ricca dicontatti sociali, impegnata in attività che richiedano un adeguato esercizio fisico e mentale, oltre alla disponibilità di cibo, acqua e spazi adeguati per riposare. Se tutti i proprietari garantiscono acqua e cibo (anche se a volte non nelle quantità adeguate..) e un luogo di riposo, le altre necessità del cane risultano più difficili da esaudire. Molti cani hanno scarsi contatti con i propri simili, verso i quali spesso manifestano comportamenti aggressivi, motivati dalla paura.
Anche l’attività fisica, ma soprattutto quella mentale, per alcuni animali è molto limitata. Nonostante le numerose ricerche sulle capacità cognitive del cane, la mente di questo animale è un pianeta ancora largamente inesplorato. Agility e altri sport, oltre ad esercizi di ricerca e di attivazione mentale possono fornire un utile strumento perché il cane possa far lavorare muscoli e cervello.
….E quelle del gatto
Il gatto è invece un animale, a detta di molti, molto meno “addomesticato” rispetto al cane. In realtà è vero che, come animale domestico, il gatto rappresenta un’eccezione, non avendo un comportamento sociale così spiccato come quello del cane. In natura il gatto vive spesso in solitudine o in piccoli gruppi di individui imparentati tra di loro. Ha anche un ciclo di attività che si intensifica nelle ore serali e che può quindi mettere in crisi proprietari con una vita concentrata esclusivamente nelle ore diurne.
Caratteristica del gatto è inoltre quella di compiere piccoli pasti, ripetuti durante il giorno, motivo per cui questo animale dovrebbe avere sempre il cibo a disposizione.
È un animale che utilizza lo spazio anche in altezza, ama arrampicarsi e stazionare in punti sopraelevati. Ecco quindi che necessita di un arricchimento ambientale che andrebbe previsto nelle nostre abitazioni per renderle più “a misura di gatto” ed evitare che l’animale manifesti, con marcature urinarie e aggressività, segni di stress legati ad un ambiente troppo monotono per le sue esigenze.
Con queste accortezze la convivenza con i nostri animali sarà più gratificante (per entrambi!) e ci permetterà di rispettarne i bisogni fondamentali.
Angelo Gazzano
Dipartimento di Scienze Veterinarie
Università di Pisa
Approvato da CTS Union B.I.O.
Foto: Douglas Sprott, Anna Levinzon, Thomas Teubert, Val D’Aquila